ASSOCIAZIONE TRAPIANTATI ORGANI
REGIONE PUGLIA
SEDE REGIONALE
MASSAFRA – TA
VIA DEL SANTUARIO N.29
EUROPA TRAPIANTI
19/09/99
XENOTRAPIANTI:
PUBBLICATO IL PIÙ' AMPIO STUDIO SULLA LORO SICUREZZA
Sono stati pubblicati su "Science" i risultati del più ampio studio retrospettivo finora mai condotto per valutare la sicurezza degli xenotrapianti, cioè dei trapianti di cellule, tessuti ed organi da una specie all'altra, che indicano l'assenza di segni di infezione da retrovirus endogeno porcino (Porcine Endogenus Retrovirus. PERV) in 60 pazienti precedentemente trattati con tessuto porcino vivo. Lo studio è stato condotto da Imutran Ltd, una Società di Novartis Pharma AG all'avanguardia nel campo della ricerca sugli xenotrapianti.
"Questo studio rappresenta una tappa fondamentale per la messa a punto di questa tecnologia dalle potenzialità salva-vita" ha affermato Corinne Savill, COO di Imutran. "Ci auguriamo che, a lungo termine, ciò possa contribuire a salvare la vita dei pazienti che, in tutto il mondo, sono in attesa di trapianti di organi".
Lo studio aveva lo scopo di verificare l'eventuale trasmissione di PERV in pazienti trattati con tessuto porcino vivo e, in caso affermativo, di individuare i possibili danni. Il DNA del PERV, che è presente nel corredo genetico dei maiali, si trasmette in modo ereditario e apparentemente non provoca alcun danno.
Per condurre questo studio Novartis ha contattato i medici di tutto il mondo che avevano trattato i loro pazienti con tessuto porcino vivo. I pazienti arruolati nello studio erano stati sottoposti, per un periodo di tempo che arrivava fino a 12 anni prima, ad innesti cutanei porcini per la terapia di gravi ustioni, a trapianto di cellule porcine di isole di Langerhans per curare il diabete oppure il loro sangue era stato fatto circolare, al di fuori dell'organismo, attraverso milze, reni o fegati di maiale. I campioni prelevati dai pazienti furono quindi esaminati utilizzando la tecnologia più avanzata.
Il protocollo prevedeva l'esecuzione di tre test diversi per stabilire se si era verificata un'infezione da PERV o una trasmissione di questo virus. I campioni prelevati dai pazienti furono esaminati in diversi laboratori ed inviati ai Center for Disease Control and Prevention statunitensi per la conferma dei risultati.
Lo studio ha dimostrato l'assenza di segni di infezione da PERV nei 160 pazienti, 36 dei quali erano sottoposti ad immunosoppressione farmacologica e, quindi, presumibilmente più a rischio di infezione. In 23 pazienti sono state rilevate cellule porcine circolanti non associate ad infezione, sebbene per alcuni di essi la terapia con tessuti porcini risalisse a più di otto anni prima.
Questo dato dimostra che il tessuto porcino può sopravvivere nell'organismo per lunghi periodi di tempo senza produrre effetti dannosi.
In 4 pazienti il test anticorpale ha fornito una risposta positiva, mentre gli altri due test non hanno rivelato segni della presenza del virus o del suo DNA nel sangue dei pazienti. La spiegazione più probabile è che in questi pazienti gli anticorpi fossero preesistenti oppure che il risultato fosse dovuto ad una reazione crociata con un antigene diverso. Per due di questi quattro pazienti erano disponibili campioni precedenti alla terapia e, in questi, gli anticorpi risultavano, in effetti, già presenti. Purtroppo non esistevano campioni analoghi per gli altri due pazienti che però sono risultati negativi agli altri test per la ricerca del DNA di PERV o del virus circolante.
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Il nostro prossimo passo consisterà nel perfezionare la combinazione di farmaci necessaria per proteggere gli xenotrapianti dal rigetto" ha dichiarato Paul Herrling, Responsabile della Ricerca di Novartis Pharma AG "Se questi studi daranno risultati positivi come quelli sulla sicurezza, potremo prendere in considerazione il passo successivo, cioè l'avvio di sperimentazioni cliniche di dimensioni ridotte, accuratamente controllate".
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Questo studio ci ha insegnato molto" ha affermato Kaz Paradis, Direttore della Ricerca Clinica di Imutran. "Tuttavia, è importante ricordare che l'eventuale passaggio alle sperimentazioni cliniche avverrà solo dopo un aperto confronto con esperti scientifici e clinici e dopo aver ricevuto il via libera dalle autorità competenti".
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Questo studio aumenta in modo considerevole l'ampiezza e la profondità delle attuali conoscenze della comunità scientifica sulle potenzialità degli xenotrapianti in ambiente clinico" ha commentato Sir Roy Calne FRS, Professore di Chirurgia della Cambridge University.
Attualmente, in tutto il mondo, migliaia di pazienti sono in attesa di un cuore o di un rene nuovo in grado di trasformare radicalmente la loro vita. Un programma sicuro ed efficace di xenotrapianti dovrebbe essere in grado di assicurare un numero di organi sani sufficiente a permettere il trapianto in tutti questi pazienti.
Da oltre 15 anni Novartis contribuisce a migliorare la qualità della vita dei pazienti sottoposti a trapianto. L'introduzione della ciclosporina, all'inizio degli anni'80 ha nettamente accresciuto la percentuale di successo dei trapianti di organi solidi, contribuendo a renderli oggi una procedura di routine.
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17/11/99
BIOSIL:
UNA SCOPERTA TUTTA ITALIANA PER IL TRAPIANTO DEGLI ORGANI BIO-ARTIFICIALI
E’ grazie al risultato delle ricerche condotta in Italia, se la sperimentazione sull’uomo del fegato e degli altri organi bioartificiali, potrà compiere un decisivo passo in avanti. Il nuovo metodo, che sarà presentato nei prossimi giorni al Salone delle Biotecnologie di Padova, si chiama "Biosil" e la sua funzione è quella di difendere il sistema immunitario del paziente dalle possibili aggressioni di anticorpi ed agenti infettivi, derivanti dal contatto con cellule di maiale.
All’interno del "bioreattore" – nel caso del fegato bioartificiale – che contiene le due componenti, biologica (cellule epatiche di maiale) e artificiale (struttura di supporto che riproduce gli aspetti essenziali di quella organica), si svolgono le funzioni che consentono di mantenere in vita il paziente. Ma è qui che il plasma si trova in intimo contatto con le cellule di maiale, con il rischio, fino ad oggi, di causare reazioni del sistema immunitario e di facilitare così la trasmissione di infezioni dal maiale all’uomo.
"Biosil" rappresenta la soluzione più innovativa, a livello mondiale, del problema. E’ stato infatti sviluppato un metodo per ricoprire le cellule con un sottilissimo strato di vetro poroso che si interpone tra le cellule stesse ed il plasma del paziente, consentendo gli scambi metabolici, ma impedendo il passaggio di anticorpi e di agenti infettivi. Il risultato è stato ottenuto investendo le cellule con un gas contenente i reagenti chimici dai quali origina il film vetroso (costituito da composti di silicio) che si deposita sulle cellule senza comprometterne la vitalità e le funzioni metaboliche.
La resistenza meccanica del "biovetro" è molto elevata e può essere modificata intervenendo sulla composizione dei reagenti: basti pensare che esistono vetri in grado di resistere alle armi da fuoco. Si ottiene così una protezione meccanica, oltre che immunologica, nei confronti del plasma che fluisce nel bioreattore.
Immediato l’interesse suscitato nella comunità scientifica internazionale: il Cedars-Sinai Hospital di Los Angeles, centro leader nella ricerca del fegato bioartificiale, ha già invitato il team di ricercatori italiani per inserire questa tecnologia nella progettazione di futuri modelli di fegato bioartificiale, che pare, addirittura, verranno testati in Italia a Padova.
Il metodi "Biosil", sviluppato in collaborazione tra la Clinica Medica I dell’Azienda Ospedaliera di Padova (Prof. Maurizio Muraca), il Dipartimento di Ingegneria dei Materiali dell’Università di Trento (Prof. Giovanni Carturan) e l’Istituto di Ricerche Biotecnologiche, azienda privata di Altavilla Vicentina (Ing. Renzo Dal Monte), verrà mostrato per la prima volta nel corso di "Bionova", convegno con sezione espositiva, di biotecnologie e bioingegneria.
Un aspetto curioso di "Biosil" è l’origine della sua scoperta, ovviamente sviluppata e modificata per il suo utilizzo all’interno del "bioreattore". La sua prima applicazione risale, infatti, ad una fontana di Frascati che, regolarmente, necessitava di manutenzione a causa di microrganismi che ostruivano i pori dei suoi marmi. La pellicola vetrosa risolse il problema, proteggendo, attraverso una barriera elastica, le pareti della vasca dalle infiltrazioni dei microrganismi.
Tra le "curiosità" di "Bionova": la pelle artificiale che consente di guarire ustioni, cicatrici profonde ed ulcere croniche, l’orecchio bionico che restituisce l’udito anche ai sordi totali, i kit diagnostici in grado di individuare la propensione genetica all’osteoporosi, a malattie cardiovascolari ed a quelle degenerative del sistema nervoso quali demenza di tipo Alzheimer.
Saranno presenti, inoltre, nuovi sistemi diagnostici per l’individuazione precoce dei tumori del colon, ed anche la mammografia digitale che permetterà di "stanare" quel 2’% di neoplasie che oggi sfugge agli esami radiologici tradizionali. Ma, a "Bionova", sarà possibile anche scoprire il metodo per effettuare l’analisi del DNA delle piante e come, le biotecnologie, ci consentiranno di riprodurre gli aromi del vino.
Per ulteriori informazioni:
Numero Verde: 800-990000
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01/01/2000
A BASILIXIMAB;
FARMACO ANTIRIGETTO DI NOVARTIS , IL PREMIO GALENO ITALIA EDIZIONE '99
Per la seconda volta in soli 7 anni il prestigioso Premio Galeno, versione italiana del riconoscimento internazionale, patrocinato dalla casa editrice Ariete, è stato assegnato a Novartis per il farmaco più innovativo della fine di questo millennio, una molecola che offre nuove soluzioni su un problema di grande importanza come quello del rigetto: Basiliximab (Simulet ®).
Il farmaco ha ottenuto il riconoscimento per la sua capacità, in associazione con ciclosporina, di ridurre ulteriormente il rischio di rigetto acuto dopo trapianto. La consegna del Premio si è svolta, come di consueto, presso l'Università degli Studi di Milano nell'ambito della cerimonia di consegna delle lauree "honoris causa" assegnate dalla Facoltà di Farmacia di Milano presieduta dal prof. Rodolfo Paoletti.
Per la sua innovatività, basiliximab, che è un anticorpo monoclonale chimerico prodotto mediante la tecnologia del DNA ricombinante, rappresenta un nuovo modello di farmaco che va a fissarsi sul recettore dell'interleuchina due bloccando quel meccanismo perverso che porta all'attivazione dei linfociti T, perfezionando quindi la profilassi del rigetto. Le sue peculiari caratteristiche derivano dall'attività farmacologica della molecola (estremamente selettiva e con alta affinità per il suo bersaglio, che consente di migliorare l'accettazione biologica dell'organo trapiantato) e dalle modalità di somministrazione estremamente favorevoli (due sole somministrazioni: una appena prima ed una dopo il trapianto) sviluppate grazie ad un programma di ricerca clinica mirato.
Il rigetto acuto è, infatti, ancora oggi la causa più frequente di perdita dell'organo nel breve termine. La maggior parte dei rigetti acuti (80-90%) avviene nei primi due mesi dopo il trapianto e questo periodo è cruciale per assicurare una ottimale sopravvivenza dell'organo.
Oggi, però, la probabilità di avere il rene funzionante a distanza di un anno dal trapianto raggiunge il 95% ed è notevolmente migliorato anche il tasso di sopravvivenza del trapianto di altri organi vitali. Ciò grazie a ciclosporina, l'immunosoppressore specifico messo a punto dalla ricerca Novartis nei primi anni '90, ma anche grazie all'impiego di basiliximab che consente di perfezionare ulteriormente la profilassi del rigetto senza alcun effetto collaterale specifico.
Come è noto, il rigetto acuto, cioè la reazione immunitaria dell'organismo che va a distruggere selettivamente tessuti e cellule estranee, è infatti ancora oggi la causa più frequente di perdita dell'organo in breve termine. La maggior parte dei rigetti acuti (80-90%) avviene nei primi due mesi dopo il trapianto e questo periodo è quindi cruciale per assicurare una ottimale sopravvivenza dell'organo. E tutto questo di fronte ad una richiesta di trapianti che nel nostro paese cresce ogni anno del 15%.
"Grazie alla sinergia di azione che si realizza tra basiliximab e ciclosporina in microemulsione" ha affermato il prof. Claudio Ponticelli, Primario del reparto di Nefrologia e Dialisi dell'Ospedale Maggiore di Milano "si è ottimizzato il controllo del rigetto. In particolare nel trapianto di rene, la somministrazione contemporanea dei due farmaci ha effettivamente consentito quel salto di qualità terapeutico da lungo atteso nell'ambito del rigetto acuto, con la sua riduzione complessiva del 30%.
Si è così confermata nell'uso clinico allargato la validità dell'impiego dell'associazione ciclosporina-basiliximab essenziale per avere un protocollo terapeutico immunosoppressivo ottimale, come peraltro sottolineato dagli oltre 50 studi clinici condotti in tutto il mondo per un totale di oltre 1200 pazienti arruolati".
"L'assegnazione di questo premio è importante sotto almeno tre punti di vista "ha commentato Giacomo Di Nepi, Amministratore Delegato di Novartis Farma in Italia "Primo, basiliximab testimonia il beneficio concreto che possono offrire le nove tecniche di bioingegneria a pazienti e medici; secondo, l'Italia ha svolto un ruolo di primo piano nel raggiungere questo traguardo perché è stato il paese "rapporteur" (insieme alla Germania) nella procedura di registrazione europea; infine, il ricevere questo importante premio, che era già stato assegnato a Novartis nel 1992 per la ciclosporina nel trattamento della psoriasi grave, conferma l'impegno e la leadership della nostra azienda in immunologia e trapiantologia. Impegno che sta continuando con lo sviluppo di nuovi farmaci, fra cui RAd, una molecola in fase avanzata di sviluppo per l'ulteriore miglioramento del controllo del rigetto acuto e cronico".
Come è noto, la storia della trapiantologia è stata scritta a più mani e Novartis ha avuto sempre una parte di primo piano in questo ambito fin dagli anni '80. Grazie alla ciclosporina, che ancora rappresenta un caposaldo nella terapia dei pazienti trapiantati, è aumentata negli anni la sopravvivenza e la qualità della vita, oggi con la sua sinergia d'azione associata con basiliximab viene aumentata di gran lunga tale possibilità che apre la via a sempre nuove speranze per tanti malati.